Dieta e microbiota intestinale
La composizione e lo sviluppo del microbiota intestinale può variare con
modalità ed entità diverse in risposta a fattori endogeni ed esogeni/ambientali
nel corso delle diverse fasi della vita di un individuo. La maggior parte dei
microrganismi che abitano l’ambiente intestinale consiste in quattro phyla:
Actinobacteria, Firmicutes, Proteobacteria e Bacteroidetes. (Eckburg et al., 2005).
Diversi studi hanno messo in evidenza come la dieta, fin dalla nascita,
rappresenti il fattore ambientale maggiormente incidente sul microbiota, con
potenziali conseguenti ricadute sullo stato di salute del soggetto.
Uno studio ha, ad esempio, mostrato come la differente alimentazione in due
gruppi di neonati (un gruppo allattato al seno e l’altro gruppo nutrito con latte
in formula), porti ad avere una differente composizione del microbiota, con una
presenza predominante, nel primo gruppo, di bifidobatteri, genere batterico
risultato modulare positivamente il sistema immunitario (Favier et al.,2002).
Un ulteriore studio che denota l’importanza della dieta nei bambini, ha messo a
confronto un gruppo di 15 bambini italiani e un gruppo di 14 bambini del
Burkina Faso: la differente alimentazione in questi due gruppi (il primo gruppo
caratterizzato da un elevato apporto di grassi, zuccheri, proteine animali, mentre
il secondo gruppo caratterizzato da un elevato apporto di fibre, amido, cereali e
scarsissimo consumo di carne; le kcal introdotte nel secondo gruppo sono il 40%
in meno rispetto al primo gruppo) ha permesso di osservare una proporzione
differente tra Bacteroidetes e Firmicutes: nei bambini italiani è stata osservata
una predominanza di Firmicutes, mentre nei bambini africani si denota una
predominanza di Bacteroidetes e una maggiore ricchezza e biodiversità. (De
Filippo et al., 2010).
Numerosi studi hanno analizzato l’interazione tra obesità e microbiota
intestinale; in uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature, per
investigare la relazione tra ecologia microbica intestinale e il grasso corporeo in
soggetti umani, 12 soggetti obesi sono stati sottoposti a una di due diete
ipocaloriche: una dieta povera di grassi (FAT-R) o una povera in carboidrati
(CARB-R). La composizione del loro microbiota intestinale è stata monitorata
per un anno, attraverso il sequenziamento dei geni 16S rRNA da campioni
fecali. I risultati hanno sottolineato come i phyla Bacteroidetes e Firmicutes
siano largamente presenti in tutti i soggetti appartenenti allo studio e come, con le due diete ipocaloriche, si abbia una perdita di peso e un riequilibrio del
microbiota intestinale, con aumento di Bacteroidetes (Ley et al., 2006).
Altri studi hanno invece investigato l’impatto delle diete vegetariane e vegane
sul microbiota intestinale e sulla salute: una dieta ricca di frutta e verdura (e
conseguentemente anche di fibra) porta ad un migliore stato di salute del
microbiota intestinale, con predominanza di microrganismi benefici e protettivi,
come microrganismi appartenenti al phyla Bacteroidetes (come microrganismi
dei generi Prevotella, Clostridium e Xylanibacter), e una riduzione di
microrganismi patogeni, come alcuni membri del phyla Firmicutes e della
famiglia delle Enterobacteriaceae. (Bauer et al., 2014; Craig et al., 2010; Craig
et al., 2009; Do Rosario et al., 2016).
I paesi industrializzati, come noto, sono contraddistinti dalla diffusione della
cosiddetta “Western diet”, una dieta ricca di grassi e di proteine animali,
caratterizzata da un elevato apporto in kcal e che è stata associata, in base a
diverse evidenze scientifiche, all’aumento del rischio di malattie
cardiovascolari, obesità, ipertensione, IBS, e di alcune tipologie di neoplasie.
Infatti, l’introduzione di alimenti incide sulla struttura della comunità microbica
e fornisce substrati per il metabolismo microbico. Il microbiota è in grado di
produrre molecole che vengono assorbite dall’ospite e influenzano molti
processi fisiologici, patologici e benefici (Lindsey et al., 2014; Graf et al.,
2015).
Risulta pertanto evidente come la dieta possa avere un effetto sulla
composizione del microbiota e, conseguentemente, sulla salute dell’ospite.
Modulare la composizione del microbiota intestinale tramite la dieta significa
poter intervenire sul rischio di insorgenza di determinate patologie, che possono
compromettere lo stato di benessere del soggetto. (Graf et al., 2015).
Molto interessante